La lunga vita delle cose

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Oggetti in viaggio

Libreria Enetri, IKEA / Svizzera

Libreria Enetri di Niels Gammelgaard per Ikea

Ho frequentato la Facoltà di Architettura e durante il corso di studi ho condiviso una mansarda con una ragazza che ne era la proprietaria. Gli arredi esistenti erano dei nonni, per cui non erano molto funzionali alle nostre sopravvenute esigenze. Ho acquistato una libreria all’IKEA semplice, leggera, formata da quattro ripiani e due telai sottili di metallo come supporti. La libreria è tornata dall’Università insieme a me. Sono passati vent’anni da allora e si era trasformata in una scarpiera, ignara di essere divenuta una Limited Edition, di un famoso designer.

Anche in questo caso la sfida principale è stata la spedizione, questa volta con ritiro a domicilio. L’acquirente abita in un quartiere di Lucerna in una bellissima casa. E’ curioso immaginare il nuovo uso. Noi non le stavamo dando nessun valore, era nel ripostiglio, dimenticata. Ora il suo nuovo proprietario, dopo averla contesa con persone di tutto il mondo, le darà sicuramente una posizione di pregio e rilevo nella sua vita. E’ tutto molto strano e affascinante. E’ tutto molto catartico e liberatorio.

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Oggetti in viaggio

Torselli di Lino e Cotone / Danimarca

Da qualche parte in un baule, credo che tutte le famiglie dell’Italia centrale ne abbiano posseduti alcuni. E’ una sorta di capsula del tempo, arrivata fino a noi da lontano, che ci dà in modo più evidente rispetto ad altri oggetti la misura del cambiamento. Non esistevano le lenzuola e le tovaglie confezionate nel dopoguerra. Occorreva tessere con il telaio manuale ogni singolo pezzo di stoffa che diventava un bene prezioso. Le madri si preoccupavano di farne realizzare in adeguata quantità per le loro figlie, affinchè nel momento in cui si sarebbero sposate, avrebbero potuto trasformare quei rotoli in lenzuola, tovaglie, asciugamani e tende. Il colore di questa stoffa compatta, spesso ruvida al tatto, è un avorio deciso, che andava il più possibile virato verso il bianco. Dai racconti di mia madre, immagino questi lunghissimi teli srotolati sul prato e bagnati, in modo che il sole li potesse schiarire. Sono immagini gioiose quelle che vedo, con bambine spensierate che giocano nel tepore di una campagna assolata all’inizio degli anni sessanta. Questa immagine in pochi secondi si tinge di inchiostro nero e cupo. Il nero del lutto che stravolge le vite e lascia una foto in bianco e nero sul comodino al posto del calore dell’amato marito e adorato padre.

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Specchio Allibert / Svezia

Lo specchio con luce integrata Allibert, era in casa nostra fin dalla sua realizzazione. Una scocca bianca, nel pieno stile degli anni settanta con luce integrata e specchio basculante per orientare meglio la visione. Era come fosse trasparente prima che iniziassimo a dare valore alle cose. Un oggetto che era sempre stato li, di nessun pregio, un oggetto del quale liberarsi se avessimo ristrutturato il bagno. In realtà in casa ce n’erano due. Uno era stato smontato dal bagno di servizio del piano terra e aveva una piccola bruciatura di sigaretta. Una volta in casa si fumava molto. Negli anni settanta e ottanta era normale girare per casa con la sigaretta in mano e appoggiarla sullo specchio mentre ci si faceva la barba.  Ho questo ricordo di mio padre a quello specchio con la lametta, la schiuma profumata, l’acqua di colonia, il braccialetto d’oro che meticolosamente slacciava prima di lavarsi e poi riallacciava con cura. Gesti quotidiani, sempre uguali a se stessi, gesti che ad un certo punto della sua vita non è riuscito più a ricordare. Si fermava davanti a quello specchio per ore, incapace di visualizzare la sequenza delle azioni da compiere.

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