Lo specchio con luce integrata Allibert, era in casa nostra fin dalla sua realizzazione. Una scocca bianca, nel pieno stile degli anni settanta con luce integrata e specchio basculante per orientare meglio la visione. Era come fosse trasparente prima che iniziassimo a dare valore alle cose. Un oggetto che era sempre stato li, di nessun pregio, un oggetto del quale liberarsi se avessimo ristrutturato il bagno. In realtà in casa ce n’erano due. Uno era stato smontato dal bagno di servizio del piano terra e aveva una piccola bruciatura di sigaretta. Una volta in casa si fumava molto. Negli anni settanta e ottanta era normale girare per casa con la sigaretta in mano e appoggiarla sullo specchio mentre ci si faceva la barba. Ho questo ricordo di mio padre a quello specchio con la lametta, la schiuma profumata, l’acqua di colonia, il braccialetto d’oro che meticolosamente slacciava prima di lavarsi e poi riallacciava con cura. Gesti quotidiani, sempre uguali a se stessi, gesti che ad un certo punto della sua vita non è riuscito più a ricordare. Si fermava davanti a quello specchio per ore, incapace di visualizzare la sequenza delle azioni da compiere.
(altro…)Lampadario Martinelli Luce / Indonesia
Una delle prime esperienze fatte nella vendita di oggetti vintage è stata con un lampadario a sfera, la cui storia finisce nella lontana Indonesia. Abbiamo acquistato la casa in cui viviamo oggi circa otto anni fa, ed è stato uno dei momenti più difficili della nostra vita. Inevitabilmente, parlare degli oggetti mi costringe a parlare di me e del mio vissuto, e torna la malattia di mio padre, torna la scomparsa dei genitori di A. Quando abbiamo comprato la casa in cui abitiamo ora, mio padre era in uno stadio prodromico di una grave malattia e nessuno di noi lo sapeva. Le risposte che dava erano sconcertanti e distaccate, e pensavamo non fosse più capace di amarci come aveva fatto un tempo. Mi aspettavo che in un passaggio così delicato, come l’acquisto di una casa mi fosse vicino, mi supportasse, invece mio padre sembrava completamente disinteressato alla questione, non è mai neanche venuto a vedere il cantiere. Io soffrivo molto. Soffrivo perché desideravo così fortemente realizzare il sogno di avere una casa nostra, che qualsiasi dettaglio si distaccava della perfezione dello stesso, creava in me uno squarcio. Soffrivo perché una parte di me avrebbe voluto continuare ad abitare i luoghi dell’infanzia e non staccarsi da nulla. Gli oggetti, le cose, riescono a prendere posizioni dominanti che non gli spettano, occupano il nostro tempo, occupano la nostra mente.
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