Oggetti in viaggio

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Lampadario Onda / Italia

Lampadario Onda, Claudio Salocchi per Lumenform, 1968

La camera da letto di quando ero bambina, aveva i soffitti alti, grandi porte finestrate in legno Douglas con un bel colore biondo, un elegante parquet a spina di pesce italiana. Da piccole mia mamma indossava delle pattine per camminarci e noi le vedevamo come un gioco divertente. Ho alcuni ricordi sereni e altri molti malinconici. Ricordo la luce filtrata dalle tende bianche e la  musicassetta dei Cure che nei primi anni dell’adolescenza si sostituiva a me nell’urlare al mondo l’inquietudine. Avevo una libreria che riordinavo in maniera maniacale, una scrivania con un cassetto pieno di piccoli tesori, un armadio enorme ed una porta in legno scuro con la quale chiudere fuori il mondo. Per alcuni anni ho condiviso la camera con mia sorella, fin quando lei ha deciso di trasferirsi nella camera di fianco e di dipingere con il carboncino nero durante la notte un cavallo a grandezza naturale su tutta la parete. Il cavallo è ancora li, maestoso e silente, con i suoi sogni di libertà. Il lampadario ci guardava ridere, ci ascoltava piangere, anche lui testimone muto delle vicende della nostra casa e della nostra famiglia.  Forse è più facile ricordare il dolore.

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Libreria Enetri, IKEA / Svizzera

Libreria Enetri di Niels Gammelgaard per Ikea

Ho frequentato la Facoltà di Architettura e durante il corso di studi ho condiviso una mansarda con una ragazza che ne era la proprietaria. Gli arredi esistenti erano dei nonni, per cui non erano molto funzionali alle nostre sopravvenute esigenze. Ho acquistato una libreria all’IKEA semplice, leggera, formata da quattro ripiani e due telai sottili di metallo come supporti. La libreria è tornata dall’Università insieme a me. Sono passati vent’anni da allora e si era trasformata in una scarpiera, ignara di essere divenuta una Limited Edition, di un famoso designer.

Anche in questo caso la sfida principale è stata la spedizione, questa volta con ritiro a domicilio. L’acquirente abita in un quartiere di Lucerna in una bellissima casa. E’ curioso immaginare il nuovo uso. Noi non le stavamo dando nessun valore, era nel ripostiglio, dimenticata. Ora il suo nuovo proprietario, dopo averla contesa con persone di tutto il mondo, le darà sicuramente una posizione di pregio e rilevo nella sua vita. E’ tutto molto strano e affascinante. E’ tutto molto catartico e liberatorio.

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Torselli di Lino e Cotone / Danimarca

Da qualche parte in un baule, credo che tutte le famiglie dell’Italia centrale ne abbiano posseduti alcuni. E’ una sorta di capsula del tempo, arrivata fino a noi da lontano, che ci dà in modo più evidente rispetto ad altri oggetti la misura del cambiamento. Non esistevano le lenzuola e le tovaglie confezionate nel dopoguerra. Occorreva tessere con il telaio manuale ogni singolo pezzo di stoffa che diventava un bene prezioso. Le madri si preoccupavano di farne realizzare in adeguata quantità per le loro figlie, affinchè nel momento in cui si sarebbero sposate, avrebbero potuto trasformare quei rotoli in lenzuola, tovaglie, asciugamani e tende. Il colore di questa stoffa compatta, spesso ruvida al tatto, è un avorio deciso, che andava il più possibile virato verso il bianco. Dai racconti di mia madre, immagino questi lunghissimi teli srotolati sul prato e bagnati, in modo che il sole li potesse schiarire. Sono immagini gioiose quelle che vedo, con bambine spensierate che giocano nel tepore di una campagna assolata all’inizio degli anni sessanta. Questa immagine in pochi secondi si tinge di inchiostro nero e cupo. Il nero del lutto che stravolge le vite e lascia una foto in bianco e nero sul comodino al posto del calore dell’amato marito e adorato padre.

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